Il Comune di Rovereto e la Provincia Autonoma di Trento hanno proposto la quarta edizione del progetto “Giovani solidali: in viaggio alla scoperta della solidarietà”, finalizzato a sensibilizzare ed avvicinare i giovani al volontariato internazionale e alla solidarietà. Il progetto consiste nell’offrire ai giovani residenti in Vallagarina una formazione sui temi del volontariato, solidarietà e mondialità, la possibilità di realizzare una esperienza di volontariato all’estero, presso un’associazione di volontariato internazionale che collabora con l’Assessorato Provinciale, in un paese in via di sviluppo, e la possibilità di testimoniare questo tipo di esperienze sul territorio.
Tre ragazze hanno trascorso questa primavera tre settimane a Casa Mihiri, ecco la loro testimonianza.
Come raccontarvi la nostra esperienza in poche righe?
Sicuramente non è facile…incontrandoci tutte e tre insieme abbiamo deciso di mettere nero su bianco alcuni aspetti di questo viaggio che ci hanno particolarmente colpite.
Ci siamo trovate in una realtà talmente diversa che ci è voluta almeno una settimana per adattarcisi: diversa per colori, odori, rumori (un traffico pazzesco e una guida spericolata che ci ha lasciate basite e stupite,tanto che ancora adesso ci chiediamo: com’è possibile non aver mai visto un incidente??!), un paesaggio mozzafiato,una vegetazione estremamente rigogliosa e la presenza di più religioni in uno stesso territorio.
Le sensazioni iniziali che abbiamo provato con il luogo e la realtà in senso ampio sono state le stesse con le quali ci siamo dovute confrontare al momento dell’incontro con le bimbe e con la vita stessa all’interno della Mihiri.
Un primo imbarazzo iniziale,seguito da uno “studiarsi” reciproco,imparare i vari nomi,capire chi si ha di fronte,conoscere i ritmi delle loro giornate. Una grande curiosità verso la storia,il vissuto di ciascuna bimba.
Questa prima settimana ci è voluta tutta per capire come gestire il lavoro che avremmo svolto con le ragazze. La difficoltà maggiore è stata la comunicazione dato che loro parlano cingalese, ma studiano anche l’inglese: questo ostacolo ha creato qualche “scenetta divertente”…ce la siamo cavata comunque “a gesti”,con un inglese un po’ improvvisato sia da parte nostra che da parte delle ragazze.
Al di là di questa minima difficoltà, la sensazione che abbiamo avuto tutte tre, è stata quella di aver ricevuto più di quello che abbiamo dato.
Di fronte a determinate situazioni siamo giunte alla conclusione che non saremmo mai riuscite a capire la realtà dello Sri Lanka finchè non fossimo riuscite a spogliarci degli schemi mentali con i quali siamo cresciute. Proprio questa consapevolezza ci ha portate, almeno ci abbiamo provato, a guardare le situazioni con occhi diversi, da una prospettiva alternativa rispetto a quella a cui siamo abituate.
Con le bambine tutte e tre ci siamo avvicinate in modo istintivo,senza pensare troppo a quelle che sono le loro “storie”,andando oltre il motivo della loro presenza alla Mihiri. Tutto ciò si è tradotto nell’aiutarle con i compiti e le tabelline, leggere favole in inglese, suonare il flauto, svolgere attività manuali, ballare e giocare a basket.
Ci siamo messe in gioco nel modo più naturale possibile e proprio questo nostro comportamento ha favorito un maggior avvicinamento delle ragazze a noi.
Il nostro intento, con queste poche righe, era quello di trasmettervi una vasta gamma di emozioni che probabilmente non si possono comprendere e catturare a pieno finchè un’esperienza talmente intensa come questa non la si vive in prima persona.
Grazie a questa possibilità abbiamo avuto la fortuna di poter conoscere un Paese meraviglioso e complicato,tutto da scoprire!
Laura, Savitha, Sara